Dal vecchio baule di una villa in collina le immagini di un personaggio dimenticato

Le memorie e le sparute testimonianze biografiche ce la consegnano quasi fosse eternamente giovane, Aveva venti o ventun anni quando apparve sulla scena del grande spiritismo europeo, che, fra gli ultimi fuochi dell’ Ottocento e i primi anni del XX secolo, poteva contare su medium celeberrime come la pugliese Eusapia Palladino e su un seguito crescente di appassionati cultori. Era di «amabile figura, molto istruita, viva e gaia» a sentire il professor Charles Richet, premio Nobel per la medicina nel 1913, che in diverse occasioni la vide proporre dei «bei fenomeni di ectoplasmi e di telecinesi multipla».

Si chiamava Linda Gazzera, verosimilmente nata e vissuta a Torino. Brillò non troppo a lungo la sua stella su quel mondo che aveva appassionato pure Cesare Lombroso, del quale si favoleggia una passione senile proprio per lei. Sfavillò in maniera effimera, l’ astro di Linda, perché, se si fa fede a quel poco che si sa della ragazza, scomparve nel nulla dopo l’ improvvisa morte del medico torinese Enrico Imoda, che fu il suo scopritore e il suo Pigmalione. Si deve a Imoda, del resto, se si sono conservati fino ai giorni nostri il nome di Linda e soprattutto le fotografie degli esperimenti medianici che la videro coinvolta tra apparizioni di ectoplasmi, di spiriti assortiti (i suoi numi tutelari, in materia, erano l’ ufficiale di cavalleria Vincenzo e la bimba di quattro anni Carlotta) e di figure paranormali, con il corollario inevitabile che fonde, oppure confonde, il realmente inspiegabile alla palese mistificazione. Finora di Linda Gazzera si conoscevano le immagini scattate e pubblicate da Imoda nel suo libro Fotografie di fantasmi, stampato a Torino dai fratelli Bocca nel 1912 (una copia preziosa è conservata al Museo nazionale del cinema).

Qualche tempo fa, invece, grazie al collezionista e antiquario Paolo Pazzi, sono venute alla luce poco meno di venti foto inedite delle sedute della fanciulla, che è passata alla storia dello spiritismo in veste di medium «non professionista». Ha potuto comprare le lastre di Imoda per il riordino di una villa situata nella collina torinese, la medesima, appartenuta alla famiglia Rispoli, in cui alla fine del primo decennio del Novecento Linda si era esibita con assiduità e successo. Si trovavano in un baule, accuratamente ordinate e non più guardate, forse, da diverso tempo. Pazzi le ha poi vendute alla Fondazione Alinari di Firenze. Difficile credere oggi, come lo era anche ieri, alle reali materializzazioni di fantasmi e affini che si colgono negli scatti eseguiti da Imoda. E forte è il sospetto di una manipolazione, più o meno ad arte, delle lastre fotografiche, queste come altre note ed esposte nei musei d’ Europa e degli Stati Uniti. Tuttavia, al di là della assai presunta veridicità, restano il valore documentario, l’ impronta di un’ epoca talmente tesa alla razionalità, al controllo della natura e al dominio della materia, da cercarla anche nell’ irrazionale. E, su un piano generale, colpisce il fatto che numerosi ed eminenti studiosi diedero il loro avallo ai fenomeni in questione: da Lombroso, intanto, che si era ricreduto sullo spiritismo, inizialmente avversato, dopo avere assistito ai test, diciamo così, della Palladino e di Linda Gazzera, per arrivare a uno scienziato del calibro di Richet. Questi espresse un giudizio positivo sullo stesso volume di Imoda: «Un libro importante dove riferisce le esperienze curiose, metodicamente portate avanti, che lui ha fatto a Torino dal marchese di Ruspoli (sic)». Il medico francese si entusiasmò talmente per le doti di Linda da ritenerle del tutto genuine, rilevandone «la rapidità con cui quei fenomeni venivano manifestati, spesso dentro pochi momenti di luce», improvvisi nel buio delle sedute. E Lombroso, nel replicare a chi lo attaccava per il suo forte interessamento allo spiritismo, ebbe a scrivere con una notevole fierezza: «Ebbene: tutto questo non mi ha fatto esitare un solo istante dal continuare nel cammino iniziale. Mi vi sentii anzi più deliberatamente sospinto, perché mi parve fatale il coronare una vita, vissuta nella ricerca di nuovi ideali, combattendo per l’ idea più combattuta e forse derisa del secolo, e mi parve un dovere il trovarmi fino all’ ultimo dei miei giorni ormai contati proprio là ove più irti sorgono gli ostacoli e più accaniti gli avversari». Medico Nel 1912 uscì a Torino, per i tipi dei fratelli Bocca, il libro Fotografie di fantasmi, in cui il medico Enrico Imoda rendeva omaggio, con tanto di immagini, agli esperimenti della medium Linda Gazzera, da lui scoperta e lanciata.

MASSIMO NOVELLI